Consulente Moira
I signori R. chiedono un incontro al
Centro di consulenza, specificando che il motivo è una grave tensione venutasi
a creare col figlio di 24 anni.
Al primo incontro, presenti tutti e
tre, raccontano la loro storia familiare: il padre, 50 anni, ha una ditta che
produce insaccati nella regione, la madre, 45 anni, di origine africana, è impiegata delle poste e il figlio è attivo
in politica e negli scout (laureato in economia e commercio) e lavora col
padre.
Il focus riportato dai genitori è lo
choc vissuto alla notizia comunicata dal figlio di essere omosessuale.
La signora presenta la famiglia come
ideale, calda, ricca di amore e di rispetto reciproco, fortemente connotata
religiosamente, e piangendo afferma che al figlio deve essere successo
qualcosa, o che si sbaglia, ma che le
pare impossibile che suo figlio, bello, intelligente, cercato da sempre dalle
ragazze, possa orientarsi verso i maschi.
Il padre dice che la notizia gli ha
fatto crollare il mondo addosso, che proprio non se lo aspettavano ed è stata
una doccia ghiacciata… si chiede se abbia sbagliato qualcosa o se abbi troppo
lasciato fare il figlio…
Il figlio con un sorriso sforzato dice
di capire la reazione dei genitori, che se la aspettava, ma non così gigantesca,
e che il fatto di essere cattolico per lui non c’entra nulla; quello che lo ha più offeso è stato il
tentativo della madre di farlo parlare con sacerdoti o di proporgli la terapia
riparatoria. Prima di accettare di venire a questo incontro ha visitato il sito
del Centro e letto uno dei libri del prof. Rossi, accettando infine l’idea di
un percorso in quanto non erano sembrati dei professionisti talebani…
Si decide di fare due incontri con i
genitori ed in parallelo due incontri col ragazzo.
All’incontro
successivo con i genitori, si continua la consulenza, “per
cercare di superare il nostro dolore”.
Il padre inizia subito a parlare. Al
contrario del precedente incontro, accenna qualche sorriso e manifesta subito
il desiderio di raccontare qualcosa.
Ci dice che il figlio quando era
piccolo ha sempre fatto giochi da maschio; non ha mai giocato con le bambole; non
si è mai travestito. Giocava con i castelli, con i cavalieri, con le
macchinine. Ci tiene a sottolineare che il lavoro di dipendente delle poste di sua
moglie le ha sempre permesso di stare vicina al figlio; ma che lui come
imprenditore c’è sempre stato poco.
“È sempre stato un ragazzo sereno,
fino a quando è entrato in politica, e fino a quando ha conosciuto “lui””. Noto
che oggi nomina più facilmente suo figlio ed usa un nomignolo. Quando parla del
passato tende a sorridere; se invece parla di lui per come lo vive oggi, si
irrigidisce stringe le mani una nell’altra e sgrana gli occhi. Racconta che se
prima era un tipo disordinato, oggi lo è
ancora di più. Lascia tutto in giro e non vuole che la madre riordini le sue
cose perché lei va a scuriosare.
Il padre dice “lo sapevo che la
politica l’avrebbe rovinato”. conferma
che la politica dà modo ed occasione al Figlio di essere “in pubblico”; “al centro
dell’attenzione come piace a lui. Racconta che anche lui “da giovane” è stato
in politica al suo paese, ma che non era la stessa cosa e che comunque nel
momento in cui ha avuto la possibilità di fare in politica un po’ di strada, si
è ritirato.
I genitori, concordemente, raccontano
che il figlio si riduce all’ultimo momento a fare tutto e fa fatica ad arrivare
a completare le cose che segue. Raccontano che a lui piace essere al centro
dell’attenzione; che i momenti che gli piacciono di più sono quelli in cui come
consigliere comunale veste la stola tricolore.
La madre Insistentemente dice che non
è vero che va a “scuriosare”; che “quello che doveva vedere lo ha già visto”. Il consulente riformula chiedendo alla madre cosa intenda quando dice
“ho già visto tutto quello che dovevo vedere” e lei ci racconta che un giorno il
figlio le ha prestato il suo p.c. portatile perché la attendeva un viaggio
lungo in treno e senza volere le si è aperto un video porno con immagini crude,
violente; “non un video normale”, non un porno normale, che dice, le avrebbe
dato comunque fastidio, ma non così. Inizia a piangere e la sua sofferenza
diventa talmente evidente e forte, mescolata a vergogna, ma non chiusa in se
stessa, desiderosa, bisognosa di aiuto.
Racconta che ad un certo punto, di
fronte a F che le ribadiva per l’ennesima volta di non toccare le sue cose, è
riuscita a parlare con lui del video.
La consulenza non è terminata.