GRUPPO N. 3

Coordinatore  Gabriella Gallese
Consulente     Maurizio Qualiano

Si è presentata una coppia di persone di mezza età lamentando una situazione pesante che stanno vivendo da un pò di tempo in casa. Sono venuti in Consultorio dopo aver trovato le indicazioni dei servizi offerti su internet.
La signora prende l’iniziativa e parla per prima. Sono ambedue farmacisti, molto conosciuti e apprezzati nel paese, dove vivono e lavorano  e conducono personalmente la farmacia di loro proprietà.
Hanno due figli, la prima di 22 anni,  studia all’università di  Pisa, alla facoltà di farmacia, una ragazza a posto, molto studiosa e senza tanti grilli per la testa.
Il secondo figlio è maschio, di 17 anni, molto allegro e un po scapestrato, frequenta il 4 anno del liceo scientifico, ma non gli piace molto studiare. Sta sempre con gli amici, va in moto o a ballare,  e gioca molto a calcetto, che è la sua passione.
La signora mentre descrive la sua famiglia è molto nervosa, quasi infastidita dal fatto di dover dire tutte queste cose personali e privati ad un estraneo. Il marito appare distaccato, ma fissa intensamente il Consulente, attentissimo a quello che dice.
Una settimana fa, continua la moglie, la figlia è tornata a casa per il week end in uno stato pietoso, trasandata e nervosissima, con un peggioramento della psoriasi alle braccia, malattia di cui soffre da quando era adolescente, che ci ha fatto molto preoccupare. Manifestava uno stato di prostrazione acuto, come di una persona che stesse vivendo un lutto.
Dopo molte insistenze, domande, e anche minacce, la figlia ha confessato di essere stata lasciata e di soffrire molto per questa situazione. E’ successo da pochi giorni e quindi lei si sente vuota, demotivata, depressa e non ha voglia di fare niente. E pensa anche di lasciare l’università, perché non le piace più studiare.
La mamma si dice preoccupatissima che questa situazione possa farle passare la voglia di studiare, lei che è andata sempre bene a scuola e che deve proseguire nella tradizione di famiglia. Figurarsi, dice, se proprio ora dobbiamo anche rischiare di  perdere la nostra farmacia perché nostra figlia è stata lasciata da un amorino!
Il padre interviene sottolineando che però la ragazza soffre davvero ed è evidente che si trovava in una situazione psicologica di fragilità. A quell’età l’emotività è normale, ma lei sta davvero male.
Cosa devono fare? La ragazza da una settimana è chiusa in camera e non vuole uscire, dice che la sua vita è finita. Come possiamo aiutarla? Come può aiutarla il Consulente?
Il Consulente, dopo aver chiesto come si sentivano in rapporto al malessere della figlia, riformula ai genitori le loro preoccupazioni. Fa loro presente che così come si sono sentiti ascoltati in questo primo incontro di consulenza, così potrebbero provare a relazionarsi con la figlia.
 Al secondo incontro la coppia si presenta in evidente stato di  emotività: la madre è molto nervosa e il padre appare abbattuto e confuso.
Prende la parola la madre e dice che hanno parlato con le ‘buone’ con la figlia, dimostrandosi disponibili ad ascoltarla e a dimostrarle attenzione. Questo nuovo atteggiamento ha sciolto un po’ la ragazza e l’ha indotta a parlare.
Ha confessato una cosa mostruosa, che mai avrebbero immaginato potesse capitare proprio alla loro figlia. Ha detto che si è innamorata di una compagna di corso, cioè di un’altra ragazza! Che sono state ‘fidanzate’ un anno e mezzo!  Mentre racconta, la madre è come se non credesse alle proprie parole tanto che la confessione l’ha sconvolta. Non doveva succedere proprio a loro che non hanno fatto mai niente di male. Perché è successo proprio a sua figlia, in cosa ha sbagliato? Ed ora che dirà la gente, cosa penserà della loro famiglia, saranno additati da tutto il paese.
Il padre guarda fisso in terra, aggiungendo che la figlia ha detto loro che da quando era ragazzina provava sentimenti forti per le amiche del cuore e che al liceo ha avuto una storia con una compagna di classe. E loro non si sono mai accorti di niente. Certo a causa del lavoro in farmacia non erano molto presenti in casa, ma non facevano mai mancare niente ai propri figli. Tutto si sarebbe aspettato ma non questo! E si domanda se questa devianza di preferire persone del proprio sesso, che ha colpito la figlia, potrebbe colpire anche il maschio? Potrebbe essere contagiosa o genetica?
I genitori a questo punto, dichiarando di essersi sentiti accolti e ascoltati in questi due incontri,  chiedono al Consulente di portare anche la figlia in Consulenza per aiutarla, farla curare e  ritornare normale.