SEMINARIO DEL 13 OTTOBRE 2017. SINTESI DEI LABORATORI

I partecipanti si sono riuniti in tre gruppi di lavoro, ognuno in una sala diversa, ed hanno analizzato il caso sotto la guida di Gabriella Gallese, Lucia Vannini e Maurizio Qualiano. Vi riportiamo la sintesi  dei lavori di ogni gruppo.



SCHEDA OSSERVATORI  Ruoli e copioni affettivi e sessuali
Sintesi del lavoro dei tre gruppi di lavoro sul caso.
(ogni gruppo un colore )

Come ti sei sentito nell’ Ascolto attivo del caso?






Cosa maggiormente ti ha colpito del racconto e delle persone?




Un gruppo ha riferito rabbia perché sono venuti con una falsa richiesta, impotenza perché sembrano in una situazione difficile dove hanno ruoli e stereotipi ,una falsa richiesta-
Ci siamo sentiti punti dalla storia e abbiamo provato rabbia, indignazione , tristezza,
colpiti dalla differenza delle situazioni portate nei 2 colloqui

Sembrano persone prigioniere di ruoli precostituiti ”la carne è debole, la moglie può perdonare le scappatelle,,”
 vedere che in una coppia può esserci questo distacco emotivo  ci ha suscitato amarezza e preoccupazione sulla famiglia
colpiti dalla importanza da parte di lei sull’apparenza e la forma (”rendermi ridicola e infangare il nome della famiglia “ quale?)sembra una coppia che non si sia costruita una comune immagine di famiglia: la fedeltà  per lui è al ruolo di portare soldi alla famiglia, soddisfacendo le esigenze materiali, ma senza nessun accenno ai  loro sentimenti e alla loro intimità..



Che tipo di problema ritieni che sia stato  portato in consulenza?

Il problema dei figli ha messo a nudo il legame fragile della coppia sembrano persone attaccate al ruolo dell’altro, non esprimono affetto alla persona
All’inizio il problema  del disagio nell’educazione dei  figli, legato anche ai loro stereotipi, poi è emersa la grave  ferita della coppia.
Su quale risorsa il consulente può contare per affrontare il problema portato dalla coppia?

Su ascolto, pazienza e capacità  far nascere   un punto di risonanza nella coppia;
il consulente deve prepararsi  nel terzo colloquio a contrastare stereotipi e pregiudizi e gangi  che i clienti agiscono e porsi in situazione empatica di   ascolto per un aiuto efficace che li apra a una visione della relazione che stanno vivendo
 L’equipe e la supervisione , sembra necessaria una approfondimento sui meccanismi della sessualità per affrontare meglio questi temi

Su quali  risorse delle persone  che chiedono  consulenza  si potrebbe contare?



L’attaccamento ai figli e il loro desiderio di non divorziare , forse possono essere un punto  comune e forse anche l’ attaccamento alla loro storia e al loro matrimonio : sono venuti insieme...
Puntare sui valori e i principi che li avevano portati a vivere insieme il loro progetto di famiglia e a generare figli
Entrambi dichiarano di non voler divorziare(lo intendiamolo  come un reciproco dar valore alla famiglia, sia pure  forse con motivazioni  deboli e contrastanti.


Come va presentato questo caso in Equipe?



Ci siamo comportati come un’equipe, ognuno ha esposto i propri vissuti difronte al problema presentato e anche citato esperienze analoghe vissute in consulenza
Come è stato presentato nel foglio di lavoro
Facendo emergere le idee di tutti

Che tipo di strategia e di percorso consulenziale si potrebbero attivare in questo caso?



Dar loro il tempo  e lo spazio per fare chiarezza sul loro rapporto
Aiutarli a cogliere cosa si dicono col non verbale
Aiutarli a formulare la loro richiesta di aiuto per arrivare a un contratto che esprima quali erano i patti- progetto del loro matrimonio e  arrivare a un contratto di cambiamento
Alcuni hanno consigliato un percorso consulenziale individuale, anche se contemporaneo, altri colloqui di coppia, cercando di aiutarli a formulare una domanda condivisa su cui lavorare per confrontare valori discordanti e far emergere ( se ci sono ) quelli unitivi , aiutandoli a migliorare la loro comunicazione di coppia e di famiglia usando anche tecniche e strategie facilitanti.






















GRUPPO N.1

Coordinatore    Sergio Martinenghi
Consulente        Mariangela Sanare

Si presentano  in consultorio i genitori di P (17 anni e mezzo )  perché la figlia, mentre è all’estero (Stati Uniti) per un  anno con l’intercultura,  ha comunicato per email, prima alla mamma e poi al babbo, di essere omosessuale.
Questo li ha messi  fortemente in crisi e vengono in Consultorio per poterne parlare e sapere cosa fare. Spiego che il consultorio non può trovare soluzioni, ma offrire a loro un luogo e un tempo dove  elaborare questa situazione che stanno vivendo e che li addolora fortemente e li  mette in crisi. Li invito a raccontare di loro, della loro famiglia, di questa figlia.
hanno 42 e 46 anni, e quattro figli: la più grande di  21 anni sta facendo economia all’università con scarsi risultati, (la mamma sta frequentando la stessa facoltà con successo) è sempre stata una ragazza con molti corteggiatori, anche se mediocre a scuola, insicura  e  fragile, perché ha avuto sempre bisogno di farmaci antiepilettici, ha cambiato molti fidanzati, fin dai 15 anni. Di solito li  lascia al momento degli esami. La seconda figlia è  P, poi  due fratelli minori di 13 e 11 anni, che non danno problemi. Anche P. a loro giudizio non ha dato problemi, salvo  essere abbastanza solitaria, amare molto la musica, bravissima a scuola, ma non  voleva frequentare volentieri il loro gruppo di amici per cui spesso ha scelto di rimanere sola in casa quando la famiglia  usciva  il sabato e la domenica. L’anno di studio all’estero l’ha deciso da sola. La mamma ricorda  che P  è sempre stata un bimba determinata,  non ha mai avuto molti amici: una volta andando a prenderla all’asilo ha sentito dire da un bambino che P era muta, perché non parlava mai.. Inoltre quando sono nati i fratelli  l’avevano soprannominata il Koala perché voleva stare sempre in braccio. Alle scuole medie ha avuto le prime amicizie, anche se amava giochi da maschi e soprattutto la musica, per cui  l’hanno accompagnata a molti concerti .
Il babbo dice che è pieno di rabbia perché ritiene che in casa loro c’è sempre  stata la regola di dire tutto ai genitori. La figlia grande ha raccontato del primo fidanzato e della prima volta, invece P ha comunicato questa sua diversità prima alle amiche e poi a loro. Non vuole che lo sappiano  i nonni, né i fratelli e gli amici che frequentano e neanche la famiglia americana ospitante perché hanno due figlie femmine... Poi quando tornerà in Italia…
 Si rammarica di non essere intervenuto quando P ha conosciuto, attraverso  facebook,  due  ragazze più grandi, con cui è andata avari concerti, con scambio di ospitalità nelle rispettive case. Ritiene che data la maggior età l’abbiano  plagiata  loro, sono una del nord e una del sud . P è stata da loro a Venezia e loro sono state  loro ospiti, ma   mai avrebbe pensato che avessero fatto questa scelta. Ora  leggendo (di nascosto ) il profilo della figlia ha visto  sono quelle che la sostengono nella scelta omosex.
Chiedo loro : Come l’avresti presa  se la figlia vi avesse scritto che voleva sposarsi? Sarebbe stato difficile, ma più naturale, ora temono soprattutto che lei possa avere una vita infelice. La mamma si chiede quanto il loro atteggiamento educativo  possa aver influito nella scelta della figlia, il babbo dice che la colpa del fatto che non gli piacciono gli uomini deriva sicuramente dal non aver  mai incontrato fra gli amici una persona piacevole, ma aggiunge che, testarda com’è, non cambierà mai idea anche se si accorgesse che sbaglia.. ma lui desidera e vuole risolvere la faccenda, anche con la forza se ci volesse…
Dopo questo primo ascolto emerge che questi genitori percepiscono la sessualità come istinto, senza altre sfumature, chiedono notizie dell’omosessualità. Propongo loro un percorso  con una riflessione sulle componenti della  sessualità, e dato che non sanno nulla dell’omosessualità propongo articoli semplici da leggere  .
Negli incontri successivi  accanto a momenti in cui raccontano ancora dolore e rabbia verso questa scelta di P . raccontano anche  i loro vissuti in merito alle scelte sessuali  della primogenita , che ha rapporti con il suo ragazzo. Loro non hanno mai proibito nulla e le permettono di fare quello che vuole da sempre,  ma questo ragazzo è violento e non la aiuta..   Si conferma che per loro sessualità è soprattutto istinto e che affettività e relazione devono essere automatici.. emerge la difficoltà a porre dei limiti ai figli, a dire di no, perché è  giusto capiscano  da soli.
Si approfondisce  insieme il significato della sessualità  come relazione e  dono, e i dati che si conoscono dell’omosessualità: questo sembra aiutarli  anche a pensare di doversi relazionare con i figli maschi fin da ora preoccupandosi di quello che sentono e non solo del loro rendimento scolastico e sportivo. E a porre alla figlia grande proposte di responsabilizzazione sullo studio e sul suo comportamento nelle relazioni. 
 Vanno a trovare coi figli P in America per una vacanza, ma non affrontano con lei il discorso.
La mamma sembra  avere  maggior disponibilità di accogliere la scelta di P, il padre insiste nel volerla guarire.

GRUPPO N. 2

Coordinatore   Raffaello Rossi
Consulente       Moira
I signori R. chiedono un incontro al Centro di consulenza, specificando che il motivo è una grave tensione venutasi a creare col figlio di 24 anni.
Al primo incontro, presenti tutti e tre, raccontano la loro storia familiare: il padre, 50 anni, ha una ditta che produce insaccati nella regione, la madre, 45 anni,  di origine africana,  è impiegata delle poste e il figlio è attivo in politica e negli scout (laureato in economia e commercio) e lavora col padre.
Il focus riportato dai genitori è lo choc vissuto alla notizia comunicata dal figlio di essere omosessuale.
La signora presenta la famiglia come ideale, calda, ricca di amore e di rispetto reciproco, fortemente connotata religiosamente, e piangendo afferma che al figlio deve essere successo qualcosa, o che si sbaglia, ma  che le pare impossibile che suo figlio, bello, intelligente, cercato da sempre dalle ragazze, possa orientarsi verso i maschi.
Il padre dice che la notizia gli ha fatto crollare il mondo addosso, che proprio non se lo aspettavano ed è stata una doccia ghiacciata… si chiede se abbia sbagliato qualcosa o se abbi troppo lasciato fare il figlio…
Il figlio con un sorriso sforzato dice di capire la reazione dei genitori, che se la aspettava, ma non così gigantesca, e che il fatto di essere cattolico per lui non c’entra nulla;  quello che lo ha più offeso è stato il tentativo della madre di farlo parlare con sacerdoti o di proporgli la terapia riparatoria. Prima di accettare di venire a questo incontro ha visitato il sito del Centro e letto uno dei libri del prof. Rossi, accettando infine l’idea di un percorso in quanto non erano sembrati dei professionisti talebani…
Si decide di fare due incontri con i genitori ed in parallelo due incontri col ragazzo.
 All’incontro successivo con i genitori, si continua la consulenza, “per cercare di superare il nostro dolore”.
Il padre inizia subito a parlare. Al contrario del precedente incontro, accenna qualche sorriso e manifesta subito il desiderio di raccontare qualcosa.
Ci dice che il figlio quando era piccolo ha sempre fatto giochi da maschio; non ha mai giocato con le bambole; non si è mai travestito. Giocava con i castelli, con i cavalieri, con le macchinine. Ci tiene a sottolineare che il lavoro di dipendente delle poste di sua moglie le ha sempre permesso di stare vicina al figlio; ma che lui come imprenditore c’è sempre stato poco.
“È sempre stato un ragazzo sereno, fino a quando è entrato in politica, e fino a quando ha conosciuto “lui””. Noto che oggi nomina più facilmente suo figlio ed usa un nomignolo. Quando parla del passato tende a sorridere; se invece parla di lui per come lo vive oggi, si irrigidisce stringe le mani una nell’altra e sgrana gli occhi. Racconta che se prima  era un tipo disordinato, oggi lo è ancora di più. Lascia tutto in giro e non vuole che la madre riordini le sue cose perché lei va a scuriosare.
Il padre dice “lo sapevo che la politica l’avrebbe rovinato”.  conferma che la politica dà modo ed occasione al Figlio  di essere “in pubblico”; “al centro dell’attenzione come piace a lui. Racconta che anche lui “da giovane” è stato in politica al suo paese, ma che non era la stessa cosa e che comunque nel momento in cui ha avuto la possibilità di fare in politica un po’ di strada, si è ritirato.
I genitori, concordemente, raccontano che il figlio si riduce all’ultimo momento a fare tutto e fa fatica ad arrivare a completare le cose che segue. Raccontano che a lui piace essere al centro dell’attenzione; che i momenti che gli piacciono di più sono quelli in cui come consigliere comunale veste la stola tricolore.
La madre Insistentemente dice che non è vero che va a “scuriosare”; che “quello che doveva vedere lo ha già visto”.   Il consulente riformula  chiedendo alla madre cosa intenda quando dice “ho già visto tutto quello che dovevo vedere” e lei ci racconta che un giorno il figlio le ha prestato il suo p.c. portatile perché la attendeva un viaggio lungo in treno e senza volere le si è aperto un video porno con immagini crude, violente; “non un video normale”, non un porno normale, che dice, le avrebbe dato comunque fastidio, ma non così. Inizia a piangere e la sua sofferenza diventa talmente evidente e forte, mescolata a vergogna, ma non chiusa in se stessa, desiderosa, bisognosa di aiuto.
Racconta che ad un certo punto, di fronte a F che le ribadiva per l’ennesima volta di non toccare le sue cose, è riuscita a parlare con lui del video.
La consulenza non è terminata.

GRUPPO N. 3

Coordinatore  Gabriella Gallese
Consulente     Maurizio Qualiano

Si è presentata una coppia di persone di mezza età lamentando una situazione pesante che stanno vivendo da un pò di tempo in casa. Sono venuti in Consultorio dopo aver trovato le indicazioni dei servizi offerti su internet.
La signora prende l’iniziativa e parla per prima. Sono ambedue farmacisti, molto conosciuti e apprezzati nel paese, dove vivono e lavorano  e conducono personalmente la farmacia di loro proprietà.
Hanno due figli, la prima di 22 anni,  studia all’università di  Pisa, alla facoltà di farmacia, una ragazza a posto, molto studiosa e senza tanti grilli per la testa.
Il secondo figlio è maschio, di 17 anni, molto allegro e un po scapestrato, frequenta il 4 anno del liceo scientifico, ma non gli piace molto studiare. Sta sempre con gli amici, va in moto o a ballare,  e gioca molto a calcetto, che è la sua passione.
La signora mentre descrive la sua famiglia è molto nervosa, quasi infastidita dal fatto di dover dire tutte queste cose personali e privati ad un estraneo. Il marito appare distaccato, ma fissa intensamente il Consulente, attentissimo a quello che dice.
Una settimana fa, continua la moglie, la figlia è tornata a casa per il week end in uno stato pietoso, trasandata e nervosissima, con un peggioramento della psoriasi alle braccia, malattia di cui soffre da quando era adolescente, che ci ha fatto molto preoccupare. Manifestava uno stato di prostrazione acuto, come di una persona che stesse vivendo un lutto.
Dopo molte insistenze, domande, e anche minacce, la figlia ha confessato di essere stata lasciata e di soffrire molto per questa situazione. E’ successo da pochi giorni e quindi lei si sente vuota, demotivata, depressa e non ha voglia di fare niente. E pensa anche di lasciare l’università, perché non le piace più studiare.
La mamma si dice preoccupatissima che questa situazione possa farle passare la voglia di studiare, lei che è andata sempre bene a scuola e che deve proseguire nella tradizione di famiglia. Figurarsi, dice, se proprio ora dobbiamo anche rischiare di  perdere la nostra farmacia perché nostra figlia è stata lasciata da un amorino!
Il padre interviene sottolineando che però la ragazza soffre davvero ed è evidente che si trovava in una situazione psicologica di fragilità. A quell’età l’emotività è normale, ma lei sta davvero male.
Cosa devono fare? La ragazza da una settimana è chiusa in camera e non vuole uscire, dice che la sua vita è finita. Come possiamo aiutarla? Come può aiutarla il Consulente?
Il Consulente, dopo aver chiesto come si sentivano in rapporto al malessere della figlia, riformula ai genitori le loro preoccupazioni. Fa loro presente che così come si sono sentiti ascoltati in questo primo incontro di consulenza, così potrebbero provare a relazionarsi con la figlia.
 Al secondo incontro la coppia si presenta in evidente stato di  emotività: la madre è molto nervosa e il padre appare abbattuto e confuso.
Prende la parola la madre e dice che hanno parlato con le ‘buone’ con la figlia, dimostrandosi disponibili ad ascoltarla e a dimostrarle attenzione. Questo nuovo atteggiamento ha sciolto un po’ la ragazza e l’ha indotta a parlare.
Ha confessato una cosa mostruosa, che mai avrebbero immaginato potesse capitare proprio alla loro figlia. Ha detto che si è innamorata di una compagna di corso, cioè di un’altra ragazza! Che sono state ‘fidanzate’ un anno e mezzo!  Mentre racconta, la madre è come se non credesse alle proprie parole tanto che la confessione l’ha sconvolta. Non doveva succedere proprio a loro che non hanno fatto mai niente di male. Perché è successo proprio a sua figlia, in cosa ha sbagliato? Ed ora che dirà la gente, cosa penserà della loro famiglia, saranno additati da tutto il paese.
Il padre guarda fisso in terra, aggiungendo che la figlia ha detto loro che da quando era ragazzina provava sentimenti forti per le amiche del cuore e che al liceo ha avuto una storia con una compagna di classe. E loro non si sono mai accorti di niente. Certo a causa del lavoro in farmacia non erano molto presenti in casa, ma non facevano mai mancare niente ai propri figli. Tutto si sarebbe aspettato ma non questo! E si domanda se questa devianza di preferire persone del proprio sesso, che ha colpito la figlia, potrebbe colpire anche il maschio? Potrebbe essere contagiosa o genetica?
I genitori a questo punto, dichiarando di essersi sentiti accolti e ascoltati in questi due incontri,  chiedono al Consulente di portare anche la figlia in Consulenza per aiutarla, farla curare e  ritornare normale.