GRUPPO N.1

Coordinatore    Sergio Martinenghi
Consulente        Mariangela Sanare

Si presentano  in consultorio i genitori di P (17 anni e mezzo )  perché la figlia, mentre è all’estero (Stati Uniti) per un  anno con l’intercultura,  ha comunicato per email, prima alla mamma e poi al babbo, di essere omosessuale.
Questo li ha messi  fortemente in crisi e vengono in Consultorio per poterne parlare e sapere cosa fare. Spiego che il consultorio non può trovare soluzioni, ma offrire a loro un luogo e un tempo dove  elaborare questa situazione che stanno vivendo e che li addolora fortemente e li  mette in crisi. Li invito a raccontare di loro, della loro famiglia, di questa figlia.
hanno 42 e 46 anni, e quattro figli: la più grande di  21 anni sta facendo economia all’università con scarsi risultati, (la mamma sta frequentando la stessa facoltà con successo) è sempre stata una ragazza con molti corteggiatori, anche se mediocre a scuola, insicura  e  fragile, perché ha avuto sempre bisogno di farmaci antiepilettici, ha cambiato molti fidanzati, fin dai 15 anni. Di solito li  lascia al momento degli esami. La seconda figlia è  P, poi  due fratelli minori di 13 e 11 anni, che non danno problemi. Anche P. a loro giudizio non ha dato problemi, salvo  essere abbastanza solitaria, amare molto la musica, bravissima a scuola, ma non  voleva frequentare volentieri il loro gruppo di amici per cui spesso ha scelto di rimanere sola in casa quando la famiglia  usciva  il sabato e la domenica. L’anno di studio all’estero l’ha deciso da sola. La mamma ricorda  che P  è sempre stata un bimba determinata,  non ha mai avuto molti amici: una volta andando a prenderla all’asilo ha sentito dire da un bambino che P era muta, perché non parlava mai.. Inoltre quando sono nati i fratelli  l’avevano soprannominata il Koala perché voleva stare sempre in braccio. Alle scuole medie ha avuto le prime amicizie, anche se amava giochi da maschi e soprattutto la musica, per cui  l’hanno accompagnata a molti concerti .
Il babbo dice che è pieno di rabbia perché ritiene che in casa loro c’è sempre  stata la regola di dire tutto ai genitori. La figlia grande ha raccontato del primo fidanzato e della prima volta, invece P ha comunicato questa sua diversità prima alle amiche e poi a loro. Non vuole che lo sappiano  i nonni, né i fratelli e gli amici che frequentano e neanche la famiglia americana ospitante perché hanno due figlie femmine... Poi quando tornerà in Italia…
 Si rammarica di non essere intervenuto quando P ha conosciuto, attraverso  facebook,  due  ragazze più grandi, con cui è andata avari concerti, con scambio di ospitalità nelle rispettive case. Ritiene che data la maggior età l’abbiano  plagiata  loro, sono una del nord e una del sud . P è stata da loro a Venezia e loro sono state  loro ospiti, ma   mai avrebbe pensato che avessero fatto questa scelta. Ora  leggendo (di nascosto ) il profilo della figlia ha visto  sono quelle che la sostengono nella scelta omosex.
Chiedo loro : Come l’avresti presa  se la figlia vi avesse scritto che voleva sposarsi? Sarebbe stato difficile, ma più naturale, ora temono soprattutto che lei possa avere una vita infelice. La mamma si chiede quanto il loro atteggiamento educativo  possa aver influito nella scelta della figlia, il babbo dice che la colpa del fatto che non gli piacciono gli uomini deriva sicuramente dal non aver  mai incontrato fra gli amici una persona piacevole, ma aggiunge che, testarda com’è, non cambierà mai idea anche se si accorgesse che sbaglia.. ma lui desidera e vuole risolvere la faccenda, anche con la forza se ci volesse…
Dopo questo primo ascolto emerge che questi genitori percepiscono la sessualità come istinto, senza altre sfumature, chiedono notizie dell’omosessualità. Propongo loro un percorso  con una riflessione sulle componenti della  sessualità, e dato che non sanno nulla dell’omosessualità propongo articoli semplici da leggere  .
Negli incontri successivi  accanto a momenti in cui raccontano ancora dolore e rabbia verso questa scelta di P . raccontano anche  i loro vissuti in merito alle scelte sessuali  della primogenita , che ha rapporti con il suo ragazzo. Loro non hanno mai proibito nulla e le permettono di fare quello che vuole da sempre,  ma questo ragazzo è violento e non la aiuta..   Si conferma che per loro sessualità è soprattutto istinto e che affettività e relazione devono essere automatici.. emerge la difficoltà a porre dei limiti ai figli, a dire di no, perché è  giusto capiscano  da soli.
Si approfondisce  insieme il significato della sessualità  come relazione e  dono, e i dati che si conoscono dell’omosessualità: questo sembra aiutarli  anche a pensare di doversi relazionare con i figli maschi fin da ora preoccupandosi di quello che sentono e non solo del loro rendimento scolastico e sportivo. E a porre alla figlia grande proposte di responsabilizzazione sullo studio e sul suo comportamento nelle relazioni. 
 Vanno a trovare coi figli P in America per una vacanza, ma non affrontano con lei il discorso.
La mamma sembra  avere  maggior disponibilità di accogliere la scelta di P, il padre insiste nel volerla guarire.